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Pubblicazione: 3 aprile 2017 Ultimo aggiornamento: 30 giugno 2025
Cos'è
Al lavoratore dipendente che dona il proprio sangue gratuitamente viene concessa una giornata di riposo retribuita.
A chi è rivolto
A tutti i lavoratori dipendenti assicurati presso la gestione privata INPS, a prescindere dalla categoria e dal settore di appartenenza, è riconosciuto il diritto a una giornata di riposo e alla relativa retribuzione, per la donazione di sangue.
In caso di inidoneità alla donazione è altresì garantita la retribuzione al lavoratore dipendente, limitatamente al tempo necessario all’accertamento della predetta inidoneità (articolo 1, decreto ministeriale 18 novembre 2015).
Ai datori di lavoro spetta il rimborso delle retribuzioni corrisposte ai lavoratori per le ore non lavorate corrispondenti alla giornata di riposo.
Come funziona
Qualora il lavoratore venga giudicato idoneo alla donazione, per il diritto alla giornata di riposo e alla retribuzione, il quantitativo minimo che la donazione deve raggiungere è fissato in 250 grammi di sangue. Tale quantitativo deve essere indicato nel certificato rilasciato dal medico che ha effettuato il prelievo.
Il certificato, inoltre, deve riportare:
- il codice fiscale dell’ASL, dell’azienda ospedaliera, dell’associazione o della federazione di volontariato cui afferisce l’unità di raccolta presso la quale è avvenuta la donazione;
- i dati anagrafici del donatore e gli estremi del documento di riconoscimento dal quale sono stati rilevati;
- la gratuità della stessa;
- il giorno e l’ora del prelievo.
Il godimento della giornata di riposo e della relativa retribuzione, specificata nel suo ammontare, nonché la gratuità della cessione del sangue, devono risultare da dichiarazione rilasciata dal lavoratore.
Qualora il lavoratore venga giudicato inidoneo alla donazione, lo stesso avrà diritto alla retribuzione che gli sarebbe stata corrisposta per le ore non lavorate comprese nell’intervallo di tempo necessario all'accertamento dell'inidoneità, risultante da apposita certificazione del centro trasfusionale.
Il certificato di inidoneità deve riportare:
- il codice fiscale dell'ASL, dell’azienda ospedaliera, dell'associazione o della federazione di volontariato cui afferisce l'unità di raccolta presso la quale è avvenuta la donazione;
- i dati anagrafici del lavoratore e gli estremi del documento di riconoscimento dal quale sono stati rilevati;
- l’attestazione che la mancata donazione sia avvenuta in conformità con le cause di inidoneità, previste dall’articolo 1, comma 1, del decreto-legge 18 novembre 2015;
- il giorno e l'ora di entrata e di uscita dal centro trasfusionale.
Al lavoratore spetta anche la contribuzione figurativa per le giornate e le ore non lavorate per la donazione.
I datori di lavoro tenuti ad anticipare le retribuzioni ai donatori di sangue possono procedere al conguaglio della retribuzione spettante per le ore non lavorate nella giornata di donazione e dovranno conservare per dieci anni la documentazione fornita dai lavoratori (dichiarazione del lavoratore e certificazione del centro trasfusionale).
Domanda
I datori di lavoro che non operano con il sistema del conguaglio, di cui al d.l. 663/1979, possono chiedere il rimborso delle somme anticipate ai lavoratori.
La domanda di rimborso può essere presentata online all’INPS attraverso il servizio dedicato, secondo le indicazioni fornite con la circolare INPS 16 gennaio 2012, n. 5 e allegando la documentazione richiesta (dichiarazione del lavoratore e certificazione del centro trasfusionale). La domanda deve essere presentata entro e non oltre il mese successivo a quello in cui il lavoratore ha donato il sangue o è risultato inidoneo alla donazione.
In alternativa si può presentare la domanda tramite:
- Contact center al numero 803 164 (gratuito da rete fissa) oppure 06 164 164 da rete mobile;
- enti di patronato e intermediari dell’Istituto, attraverso i servizi telematici offerti dagli stessi.
Tempi di lavorazione del provvedimento
Il termine ordinario per l’emanazione dei provvedimenti è stabilito dalla legge n. 241/1990 in 30 giorni. In alcuni casi la legge può fissare termini diversi.