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Tragedia di Marcinelle: una storia italiana

L’8 agosto 1956 un incendio nella miniera di Marcinelle in Belgio uccise 262 minatori, tra questi 136 erano italiani.

Pubblicazione: 8 agosto 2023

Francesco Cicoria era un padre di famiglia che, per sfamare i propri figli, aveva deciso di lasciare la terra di origine e di andare in Belgio a lavorare come minatore. A fine luglio del 1956 era tornato in Molise per preparare la partenza di uno dei suoi ragazzi in Venezuela dove aveva trovato quello che, al Sud, chiamano fatica. Una novità che a Francesco aveva fatto enorme piacere perché dava stabilità economica ed era il preludio al suo rientro in Italia dopo tanti anni. Un sorriso, il suo, che si è spento definitivamente la mattina dell'8 agosto 1956. Francesco, come altri duecento minatori, la gran parte dei quali italiani, si era calato nei cunicoli sotterranei per estrarre carbone. Il suo cuore era ancora pieno di gioia e la sua testa rivolta a suo figlio che aveva oltrepassato l'Oceano e dato speranza e riscatto a sé stesso e alla sua famiglia.

Quella mattina dell’8 agosto 1956, però, accadde l'imponderabile. Una scintilla elettrica scatenò un incendio di vaste proporzioni che devastò la miniera di Bois du Cazier, a Marcinelle, in Belgio e intrappolò mortalmente gli operai che si erano appena calati. 262 le vittime, di cui 136 italiani provenienti in particolare dall'Abruzzo e, appunto, dal Molise.

I resti di Francesco non verranno mai identificati, nonostante gli sforzi di suo figlio Michele, il più piccolo, che, all'epoca dei fatti aveva poco più di tre anni e oggi ben 71: "Sono quattro anni - dice alla vigilia dell'anniversario della tragedia - che combatto per poter piangere papà e continuerò a farlo fino all'ultimo respiro. È il mio modo di rendere omaggio a un uomo che si è sacrificato e ha dato la vita per sfamare la propria famiglia".

L'esempio di Francesco è quello, con conseguenze per fortuna meno drammatiche, di tantissimi italiani che decisero di recarsi in Belgio per trovare fortuna. Il 23 giugno 1946 fu firmato il Protocollo italo-belga che prevedeva l'invio di 50mila lavoratori in cambio di carbone. Nacquero così ampi flussi migratori in particolare verso le miniere. Nel 1956, l'anno della tragedia, fra i 142mila minatori impiegati, 63mila erano stranieri e, fra questi, 44mila italiani. Le vittime sostanzialmente non ebbero mai giustizia e quell'episodio, nella sua drammaticità, è l'occasione per ricordare il sacrificio degli italiani nel mondo ma anche l’auspicio che la sicurezza sui luoghi di lavoro diventi regola fondamentale in ogni Paese civile.